Hate Plus

Hate Plus, terzo giorno di gameplay. Mi alzo dal computer e vado in cucina. Apro la credenza e tiro fuori farina, cacao in polvere e gocce di cioccolato.
Mia madre, seduta al tavolo, alza gli occhi da Diablo III, perplessa. “Che stai facendo?” mi chiede.
“Una torta.” rispondo. “Me l'ha chiesta un NPC.”

Disclaimer: questa recensione sarà 100% spoiler-free per quanto riguarda Hate Plus, ma, per forza di cose, contiene uno spoiler su Analogue. Non è un grande spoiler (chiunque lo intuirebbe fin dall'inizio, o anche solo dando un'occhiata agli achievement di Steam), ma è comunque uno spoiler. Chi non li gradisce, dovrebbe prima giocare Analogue.

Detto questo, Hate Plus è il sequel di Analogue: A Hate Story. In Analogue, noi eravamo chiamati a investigare la fine della Mugunghwa, nave spaziale coreana retrocessa culturalmente all'epoca Joseon, con l'aiuto di una (o entrambe) delle IA di bordo. Hate Plus comincia esattamente dove termina Analogue: abbiamo appena scaricato i dati della Mugunghwa, e con essi una, o entrambe, le IA. Proprio loro ci fanno presente che esistono altri archivi, criptati, che paiono risalire a prima del cambio di società. Dal momento che dovete attendere tre giorni prima di poter scendere sulla Terra, avete tutto il tempo per spulciarli con calma.
Eccovi quindi imbarcati in un'altra investigazione, questa volta non per lavoro, ma per curiosità personale.

Il gameplay è simile a quello di Analogue: si tratta di leggere lettere, diari e documenti vari e di discuterne con la/e vostra/a amica/e. Ma la Love non si è seduta sugli allori, e ha cercato di migliorare il concept iniziale.
Uno dei problemi principali di Analogue era la facilità con cui si faceva confusione fra tutti quei parenti dai nomi simili. In Hate Plus, ogni personaggio importante ha associato un ritratto, cliccando il quale la IA ci spiegherà chi è e che cosa abbiamo scoperto su di lui/lei fino a quel momento. Questo accorgimento, da solo, aiuta moltissimo a orientarsi nella narrazione.
Continua, inoltre, la divisione dei messaggi in blocchi; ogni blocco si concentra su alcuni personaggi o su alcuni temi (un blocco può riguardare una serie di leggi ed emendamenti emanati dal consiglio, un altro può riguardare la storia fra un nobile miliziano e un ragazzo del popolo leggermente imbroglione, grazie ai quali vediamo le conseguenze pratiche di alcune delle leggi del blocco prima). In questo modo, è molto più facile seguire un filo logico e non sentirsi persi in una marea di nomi e date.

Ma il punto forte di tutte le visual novel della Love è come lei cerca di gestire il gameplay e l'interfaccia in modo da mischiare il più possibile vita reale, storia e computer. L'ho già detto nella recensione di Analogue, ma fa bene ripeterlo: da Digital in poi, la Love cerca di aumentare esponenzialmente l'immedesimazione del giocatore sfumando i contorti fra reale e irreale. L'interfaccia della Mugunghwa, il sistema di dialogo in Analogue e Hate Plus, i commenti delle IA quando mostravate loro i vari documenti, erano tutti espedienti utili a questo scopo. In Hate Plus, c'è qualche miglioria.
Prima di tutto, la IA leggerà i documenti assieme a voi, commentandoli in tempo reale e interrompendovi quando qualcosa la turba o ha voglia di parlarvi di quello che avete appena letto.
In secondo luogo, Hate Plus introduce il tempo reale. Il gioco è diviso in tre giornate, e sono tre giornate *reali*, nel senso che, alla fine della prima, dovrete spegnere il gioco e aspettare 12 ore (il motivo narrativo per farlo è che la nave ha solo una certa “potenza”, e non potete estrarre archivi o gestire l'IA tutto il giorno). Sembra una sciocchezza, o una seccatura, ma serve a immedesimarvi e a gestire meglio il ritmo della narrazione. I documenti da leggere sono parecchi, e benché siano abbastanza brevi, le pause fra una giornata e l'altra vi daranno modo di arrivare con il cervello più riposato alla giornata successiva.
I dialoghi, ovviamente, cercano di essere più verosimili possibile, e ci riescono benissimo (quando ho caricato la partita il secondo giorno, alle 2 del mattino, *Hyun-ae mi ha accolto con “Buongiorno! Beh, anche le 2 di mattina è considerato 'giorno', no?”). In verità, ci riescono così bene, che sembra di star parlando con una vera IA.

La Love gioca su questo fattore fino al punto di chiedervi di fare una torta – una vera, concreta torta – da condividere con *Hyun-ae. All'inizio, lei vi chiederà se vi va di mangiarla assieme, e voi probabilmente direte di sì perché... beh, state giocando. Quindi, lei vi chiederà di andare a controllare se avete gli ingredienti necessari. Provate a rispondere di sì: il gioco calcola il tempo che ci mettete a rispondere, e se è troppo poco, *Hyun-ae vi risponderà che sicuramente la state prendendo in giro. Non è passato abbastanza tempo, alzatevi e controllate! Se scoprirà che le avete mentito e avete solo fatto finta di preparare una torta, si incazzerà a morte e vi accuserà di averla scambiata per il personaggio di un eroge da quattro soldi.
Il punto qui non è costringervi a fare la torta o meno, il punto è che la Love è riuscita a creare una situazione per cui voi potete anche non fare la torta e mentire a *Hyun-ae dicendo di averla fatta. Ma significa che le state mentendo per davvero. Questa recensione su Eurogamers centra il punto, cito:
siete i detective di voi stessi. Potete mentire dicendo di aver fatto una torta? E poi potte mangiare quella torta? Le meccaniche di entrambi i giochi supportano completamente i loro temi. Non è un caso che la Love ti faccia sentire a disagio a mentire a un gioco. I tuoi valori personali sono il gioco."

Ma torniamo un secondo alla storia e al writing. Benché la storia di Analogue fosse probabilmente più originale, trovo che quella di Hate Plus sia, nel complesso, fatta meglio. Da un lato, perché c'è molta meno confusione fra personaggi, e potete andare quasi in ordine cronologico. Da un altro lato, grazie a personaggi molto più vivi rispetto a quelli di Analogue. In Analogue, a parte *Hyun-ae e *Mute, non c'erano molti personaggi davvero carismatici. In Hate Plus, quasi tutti i personaggi di cui leggerete restano impressi. La palma di personaggio migliore va sicuramente ad Old*Mute, seguita a ruota dalla sua assistente e dalla futura Imperatrice; ma ognuno ha il suo dialogo brillante, commovente, o semplicemente molto umano. Nonostante sappiate già che tutti questi personaggi sono morti da secoli, le loro storie sono lo stesso appassionanti e tengono col fiato sospeso in vari punti.

Il writing, invece, potrebbe essere migliore. Intanto, sono rimasta un po' perplessa dal fatto che i personaggi trascrivessero interi dialoghi nei loro diari. Posso però capire perché la Love ha scelto questa soluzione. Per quanto sia inverosimile che uno scriva, nel proprio diario personale, i dialoghi come se si trattasse di una pagina di romanzo, l'alternativa sarebbe stata quella di avere lunghe pagine di pallosissimo raccontato, pesanti da leggere e noiosissime. Non so quale altra soluzione si sarebbe potuta adottare per evitar il problema.

Invece, è la scrittura stessa che lascia a desiderare, quando non si tratta di battute di dialogo. In particolare, nei primi archivi è tutto un profluvio di avverbi, specialmente nei dialogue tag! I dialogue tag sono quelle espressioni che si scrivono prima o dopo i dialoghi.
Come stai?” chiese Marco. “Chiese Marco” è un dialogue tag.
In Hate Plus, molto spesso queste povere frasi sono appestate da avverbi. Tizio gridò disperatamente, Caio si mosse rapidamente, Sempronio sussurrò dolcemente... e via così.
Oltre a sembrare ridicoli da leggere uno dopo l'altro, questo è un errore da dilettanti. Ok, è vero che i personaggi non sono scrittori e non sono tenuti a sapere che gli avverbi vanno evitati, ma la Love poteva benissimo toglierli e la cosa non avrebbe inciso più di tanto sulla verosimiglianza dei documenti.
Comunque, non so se perché se n'è accorta o per quale altro motivo, ma andando avanti il problema diminuisce, con sommo ringraziamento da parte dei miei occhi e del mio cervello.

Una cosa più scocciante, invece, è la scelta che ci viene messa di fronte alla fine di una delle route (ce ne sono 3, ognuna dura 3 giorni). Avete tre possibili risposte fra cui scegliere, ma nessuna delle tre era quella che volevo selezionare io! E' l'unica volta che succede, ma per un gioco che si basa così tanto sull'immedesimazione, è un problema.

In Analogue, mettevo in guardia contro una scena abbastanza forte. In Hate Plus... beh, è difficile mettere in guardia senza spoilerare. Diciamo solo che, chi è sensibile a temi quali il suicidio, dovrebbe accostarsi al gioco con una certa attenzione, o proprio non giocarlo. Sono presenti anche molte scene di sesso, sempre piuttosto esplicite, e fra personaggi di vario genere (insomma, se avete problemi con le relazioni omosessuali... erhm, se avete problemi con le relazioni omosessuali avete proprio sbagliato autrice XD!); infine, è presente una scena di molestie sessuali – ma non ci sono stupri.
E' da specificare che nessuna di queste scene è fine a se stessa, ma hanno tutte il loro scopo nella narrazione.

Graficamente, Hate Plus abbandona il look bianco-minimale di Analogue: il suo schermo è più colorato e “ingombro”; a volte, direi, non c'è abbastanza spazio per tutto, specialmente se le due IA sono entrambe attive. La cosa non infastidisce la lettura, però, e rende secondo me bene il passaggio dall'immensa e deserta nave coreana alla vostra navicella più piccola e “accogliente”.

Dove la Love si è davvero superata, però, è negli effetti sonori e visivi. Dopo un po' che leggevo, ho cominciato sentirmi infastidita da qualcosa. Il mouse scorreva lento, il documento laggava, e il pc mandava il suono tipico di quando ce la fa a stento. Ebbene, non era il mio pc, era il gioco! La nostra nave, la White Princess (Principessa Bianca), è danneggiata dall'invasione della IA, e ha pochissima potenza. Quindi, tenere attiva l'IA e leggere i documenti crea rallentamenti e problemi. Non ricordo la colonna sonora, ma ricordo benissimo questa sensazione, ricreata alla perfezione. Complimenti alla Love.
Gli sprite dei personaggi sono, al solito, fatti molto bene. Hanno entrambe molte espressioni e pose, e vederle leggere i documenti è metà dello spasso.

Inutile dire che Hate Plus è davvero una bellissima Visual Novel. Oltre a proporre una bella storia appassionante, con personaggi vivi e unici, si sforza più che può per proporre un'esperienza di gameplay che sia il più possibile immersiva. Gioca con il giocatore così come il giocatore gioca con il gioco, e cerca di creare una “dimensione alternativa” che possiate vedere come reale.
Non molti giochi ci riescono così bene come questo.

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