Stellaris

I Paradox, indiscussi maestri della Grand Strategy, chiudono per un attimo i polverosi libri di storia e aprono le porte della sala ologrammi per catapultare conti, marchesi e imperatori (virtuali) nel vasto universo sconosciuto.

Premessa: la recensione è basata su alcune partite effettuate con la prima versione del gioco. Alcuni dei difetti e delle caratteristiche presenti nell'articolo potrebbero variare in futuro.

PARADIGM SHIFT

Volendo citare i puri e semplici fatti, Stellaris è un gioco strategico ad ambientazione spaziale appartenente al genere dei cosiddetti 4X (eXplora, eXpandi, eXtrai, eXtermina), che in un'ipotetica biblioteca si potrebbe mettere accanto a Master of Orion, Galactic Civilizations e, perché no, Civilization stesso. Di fatto, però, deve essere considerato un vero e proprio cambiamento di paradigma da parte di Paradox, che ha deciso di offrire ai propri fan un tipo di esperienza completamente diversa da quella a cui erano abituati. Non più meccaniche basate sulla gestione di un'entità politica basata sulla realtà storica, bensì un gioco in cui i diversi player della partita hanno simili condizioni di partenza e un destino tutto da scrivere in un universo generato casualmente di volta in volta.

Si parte con la creazione della propria razza: molte delle opzioni sono puramente estetiche, ma non mancano i dettagli più succosi, che riguardano i bonus/malus che caratterizzano la propria fazione e che andranno a influenzare non solo le dinamiche interne, ma anche le relazioni con gli altri abitanti dello spazio. Di primaria importanza è il sistema di "etiche" fondato su opposti (individualista vs comunista, spiritualista vs materialista, per citare alcuni esempi) e che definisce il background politico e sociale della razza. Altro elemento che può cambiare radicalmente il modo di approcciare il gioco è la tecnologia usata per i viaggi interstellari: warp, iperspazio e wormhole hanno pregi e limiti unici e la scelta va ponderata con attenzione, tanto che gli sviluppatori consigliano la terza della lista solo per i giocatori esperti.

IL VUOTO INTORNO A NOI

Spesi quei 30 minuti necessari per cesellare la propria razza d'appartenenza, ci si ritrova in un punto qualunque della galassia, dominatori di un solo pianeta e condottieri di tre misere navicelle: una nave scientifica, una da costruzione e una corvetta da guerra. La scaletta degli eventi seguenti è piuttosto semplice (e un ottimo tutorial segue il giocatore passo passo) e si può riassumere in: invia nave scientifica a esplorare pianeti e sistemi, invia nave da costruzione a creare installazioni per raccogliere le risorse da destinare alla crescita della fazione. Il tutto mentre i propri scienziati saranno stati messi alla frusta per trovare nuove invenzioni nei tre campi che in Stellaris rappresentano i fondamenti per ogni popolazione spaziale: ingegneria, fisica e scienza sociali.

L'esplorazione innescherà inoltre degli eventi casuali, presentati nella forma di "anomalie" su cui effettuare ricerche e che daranno accesso (a meno di fallimenti disastrosi) a bonus produttivi e missioni speciali. Queste ultime rappresentano l'elemento che definisce Stellaris come gioco Paradox, in quanto aggiungono un elemento di narrativa dinamica che spesso manca nei 4X più classici. Al momento tali missioni si ripetono di partita in partita, risultando di volta in volta meno interessanti, ma sicuramente usciranno in futuro DLC ad hoc (così togliendo ogni dubbio che Stellaris sia effettivamente un gioco Paradox!).

NON SIAMO SOLI QUI FUORI

Con l'aumentare del proprio raggio d'azione e la creazione di avamposti e colonie su altri pianeti si finirà prima o tardi con l'entrare in contatto con popolazioni aliene. Verrà dunque il tempo di scoprire un altro livello di interazione con il gioco: la diplomazia. All'inizio ci si limiterà a una semplice convivenza più o meno pacifica, ma con il tempo si potranno tentare approcci più attivi, come gli scambi commerciali, fino ad arrivare alla creazione di vere e proprie federazioni di pianeti. Ma se le relazioni esterne sono dinamiche, non si deve pensare che all'interno dei propri confini tutto rimanga immutato. La popolazione, specialmente se stanziata lontano dalla capitale, potrà sviluppare etiche diverse rispetto al governo centrale, generando malcontento e sfociando potenzialmente in rivolte e guerre civili, magari supportate da qualche potenza aliena.

Se le opzioni pacifiche finiscono, la guerra rimane l'ultima soluzione. Di per sé il combattimento non presenta caratteristiche di particolare profondità: si seleziona la flotta, la si lancia contro un obiettivo e si spera che le proprie navi riescano ad avere la meglio sull'avversario. Molto più sfaccettata è la creazione della flotta, che prevede la possibilità di selezionare i vari componenti da installare sulle navi. Per chi odia questi dettagli e l'impegno che richiedono, c'è sempre la possibilità di lasciare a Stellaris il compito di aggiornare gli schemi costruttivi in base alle scoperte scientifiche. Tuttavia, viste le diverse tecnologie presenti nel gioco, può capitare che un tipo di nave non sia adatto per contrastare certi nemici; in questo caso la creazione automatica risulta carente nel gestire situazioni simili e il giocatore potrebbe esser costretto a sporcarsi le mani.

Ma flotte e capacità diplomatiche potrebbero risultare entrambe inutili quando, raggiunto il momento di massima espansione, le ricerche scientifiche o le esplorazioni ai confini della galassia potrebbero risvegliare antiche minacce o crearne di nuove, annullando tutti gli equilibri precostituiti e animando le ultime fasi della partita. Chi sopravviverà?

DIARIO DEL CAPITANO

Stellaris è senza dubbio un titolo ben confezionato e un'ottima aggiunta non solo al catalogo Paradox, ma anche al genere dei 4X. Aspetto e sonoro sono di tutto rispetto, con sistemi stellari ben ricreati, grafica statica di sicuro impatto e musiche di background che coinvolgono il giocatore senza mai risultare invadenti. Le meccaniche di gioco sono state studiate per consentire anche ai meno esperti di cominciare una partita senza grossi patemi e di non perdersi tra centinaia di opzioni. E l'ambientazione spaziale, con il suo corredo di missioni speciali ben integrate in un contesto Sci-Fi, non possono che generare interesse in un'ampia fetta di pubblico.

Non bisogna però pensare che Paradox abbia creato il gioco perfetto: alla semplificazione si accompagna una certa mancanza di varietà e molte delle scelte sembrano avere poco impatto sul gioco. I tipi di governo, per esempio, prevedono che il leader resti in carica 5 anni, 40 anni, o a vita. Nei primi due casi ci sono elezioni, ma non hanno quell'impatto che una simile meccanica sembrerebbe suggerire: a parte qualche bonus striminzito, non c'è nulla che sia in grado di stravolgere una partita.
La ricerca scientifica è legata al caso, in quanto i percorsi di ricerca sono definiti in parte da una componente casuale. Questo per scongiurare la ricerca del "percorso scientifico perfetto" e aumentare la variabilità, ma tale modalità richiede un minimo di taratura in più per non dare l'idea che la scienza avanzi in modo così aleatorio.

Dopo la fase esplorativa e di espansione, inoltre, il ritmo cala vertiginosamente. Si avanza lentamente tra una scoperta scientifica e l'altra, qualche guerra (affetta da un'IA ancora parecchio acerba) ed eventi speciali che tendono a ripetersi e che rendono il mid-game a tratti noioso e poco stimolante. Si sente la mancanza di certe dinamiche diplomatiche più profonde che è possibile riscontrare in EU o CK, con sistemi di gestione di vassalli o relazioni commerciali che in Stellaris sono o limitati o totalmente assenti. Una mancanza resa un po' più marcata dal fatto che Paradox è diventata la regina dei giochi strategici su ampia scala anche grazie a elementi di questo tipo.
Anche l'interfaccia grafica ha qualche limite nell'illustrare le informazioni e a catalogarle, generando un po' di inutile confusione quando suddette informazioni iniziano ad accumularsi.

A conti fatti, dunque, Stellaris è un titolo di sicuro pregio, che si colloca tranquillamente nella fascia medio alta del genere, ma con difetti che non lo fanno emergere sopra a tutti gli altri. Come da tradizione Paradox, tuttavia, DLC e patch gratuite promettono di espandere tutte le ottime idee già presenti nel gioco base. Al momento è da considerarsi un gioco da provare, ma che per brillare davvero avrà bisogno di ancora un po' di tempo.

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