La principessa rapita, che il nostro eroe deve salvare, è uno dei “classici” delle storie, da tempo immemore. Anche Reventure comincia così: la principessa del regno è stata rapita e rinchiusa in una torre dal kattivo di turno e l'unico capace di salvarla è il nostro eroe. Forse.
Reventure sembra, a prima vista, un action-adventure pixelloso, ma in realtà nasconde un puzzle game comicissimo. Sviluppato dalla Pixelatto, ispirato alla serie di Zelda, a cui fa numerosi richiami, e comprendente 100 finali, la sua particolarità è che, ad ogni nostra morte, ricominceremo il gioco daccapo. E si muore spesso, molto spesso.
Anzi, morire è necessario per completare il gioco: molte morti, infatti, permettono di sbloccare questa o quella situazione, nel mondo di gioco, che ci permetteranno, una volta ricominciata la partita, di proseguire oltre un ostacolo prima insormontabile.
Questo può far pensare che il gioco sia un roguelike, ma in realtà non è così. È necessario completare tutti e 100 i finali per arrivare alla fine vera e propria. Qui si potrebbe pensare a un gioco noioso e ripetitivo, dal momento che ogni volta si ricomincia daccapo, ma nulla è più sbagliato: trovare le morti di Reventure è uno spasso, perché sono una più assurda e simpatica dell'altra. Alcune non sono neanche vere e proprie morti: è sufficiente, per esempio, tornare a dormire proprio all'inizio del gioco per sbloccare uno dei 100 finali.
Man a mano che si prosegue, trovare le morti mancanti si fa ovviamente più difficile, anche perché alcune morti richiedono di avere un equipaggiamento specifico o di compiere determinate azioni. Viene quindi in aiuto il sistema di Hint, che non deve essere visto come un “aiuto” vero e proprio. Si è ovviamente liberi di esplorare il gioco per conto proprio, ma il sistema di Hint è stato incluso nel gioco stesso: si può infatti trovare gli indizi nella mappa del gioco, come fogli sparsi qua e là. Non spiegano per filo e per segno come fare per ottenere un certo finale, ma danno, appunto, piccoli indizi, comunque sufficienti a proseguire. È difficile restare veramente bloccati.
Da plaudire è anche la cura con cui il giochino è stato realizzato. Sono state comprese tante piccole azioni che non mi sarei aspettata (come appunto tornare a dormire invece di andare all'avventura, o distruggere le riserve di cibo della città) e da una partita all'altra il gioco tiene conto non solo dei cambiamenti ambientali (alcuni, non tutti) che avremo causato, ma anche di alcune fra le cose più assurde che avremo fatto, come uccidere una guardia o usurpare il trono (ebbene sì, è possibile, in un certo modo). Sono anche presenti diversi segreti da scoprire, sparsi qua e là nel mondo di gioco.
Dal punto di vista tecnico, l'aspetto pixelloso del gioco è fantastico! I pixel che compongono ogni cosa sono pochi, ma sono sufficienti a rendere un numero incredibile di varianti dei personaggi (sopratutto del nostro, che può diventare zombie, malato, infilzato... Babbo Natale...). Sono rimasta piacevolmente colpita da questo aspetto. La ost è orecchiabile e non intrusiva. Il gioco non è in italiano, ma non c'è molto testo e penso che, con un po' di pazienza, chi ha un'infarinatura di inglese possa cavarsela. Molto del gioco è espresso tramite le immagini e i dialoghi sono tutto sommato pochi. La lunghezza si aggira sulle 12-15 ore circa, se si vuole completarlo al 100%.
Reventure mi ha divertita parecchio. Per essere un giochetto apparentemente così semplice, scivola via che è un piacere, ha un buon design e regala anche qualche risata. Raggiungere i 100 finali non è affatto impossibile e la ripetitività che si può ogni tanto far sentire viene presto compensata dalla voglia di vedere la prossima morte. Promosso!
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