Manifesto
di OldGamesItalia
La storia videoludica: un
valore da preservare
Indice
Introduzione
I. L'oblio informatico
I.1 Copyright & Software Licensing
I.2 Software Copyright, Abandonware & Freeware
I.3 Liberated Games
II. OldGamesItalia
II.1 La comunità italiana degli OldGamers
II.2 Il riconoscimento del valore artistico, sociale e storico-culturale
del videogioco
II.3 Un istituto a tutela della storia del videogioco
Giocare è una cosa seria.
Erroneamente si pensa che riguardi solo i bambini, essendo l'attività
prevalente e più efficace per imparare a sopravvivere.
In realtà, il gioco è una costante negli esseri umani d'ogni sesso, età,
luogo, cultura, epoca storica e viene praticato con finalità ludiche,
educative, socializzanti, rituali e religiose.
Dal punto di vista evolutivo, il gioco ha permesso all’homo sapiens
di sviluppare il pensiero astratto, base d'ogni scienza o filosofia, ed il
rito, base sociale di qualsiasi civiltà.
Psicologicamente è lo spazio del “come se”, il luogo dove sperimentare
e sperimentarsi, dove regredire o migliorarsi, dove vivere la fantasia ma
anche esercitare la massima razionalità.
Ne abbiamo bisogno tutti perché, come scrisse Friedrich
Schiller, "L’uomo gioca soltanto se è uomo nel pieno significato
della parola ed è completamente uomo solamente se gioca" (cfr.
Friedrich Schiller, Lettere
sull'educazione estetica dell'uomo, 1795).
Il videogioco
è una delle espressioni principali di gioco al giorno d'oggi.
Questo sito, OldGamesItalia, è un osservatorio critico di
appassionati per appassionati del videogioco in tutte le sue forme.
Non è un osservatorio neutro. La neutralità, è noto, non esiste: si
assume sempre un pregiudizio nelle proprie inferenze.
Noi riteniamo che il videogioco esprima un valore artistico-culturale
meritevole di essere salvaguardato e giudicato alla luce dell'intera storia
videoludica.
Il presente Manifesto illustra le finalità che perseguiamo.
Il primo capitolo è dedicato ad una ricostruzione storica e tecnica della
filosofia da cui OldGamesItalia trae origine.
Il secondo capitolo individua i risultati che intendiamo conseguire.
Il termine Abandonware
è stato coniato nel 1997 da Peter
Ringering come contrazione di due termini, abandoned e software.
L'idea di fondo era, ed è, che un vecchio software non più distribuito nel
mercato può considerarsi "abbandonato" dal suo creatore.
Gli obiettivi erano sostanzialmente due: (1) rivalutare il software del
passato, considerate anche le sempre più esigenti richieste hardware dei
giochi "moderni" e (2) conservarne la memoria, evitando al
software abbandonato di cadere nell'oblio.
Peter aprì l'Oldie Computer Site, offrendo il download gratuito di
software vecchio, ma comunque appetibile per noi videogiocatori.
L'idea registrò un grande successo. Dal 1997, anno in cui è nato anche il primo
portale internazionale di risorse Abandonware che prese nome di
"Ring" in omaggio a Peter, il fenomeno si è diffuso. Sono nati
decine di siti e Rings Abandonware, dando progressivamente vita ad un
autentico movimento transnazionale.
I.1 Copyright & Software Licensing
Il copyright
è un sistema di diritti e doveri che garantisce ad un autore la paternità
della sua opera e ne tutela erga omnes - in sede civile e penale -
l'esclusività del suo sfruttamento.
Un software
è protetto da copyright fino a 50 anni dopo la morte dell'autore,
oppure per 50 anni (in
Europa, 75
negli USA) a decorrere dalla data di pubblicazione quando l'autore è
una persona giuridica come una Software
House, salvo decisione contraria degli aventi diritto.
La licenza
di un software è un insieme sistematico di regole che disciplinano il
rapporto tra l'autore e gli utenti. Attraverso una licenza, l'autore
esercita uno dei principali diritti garantitogli dal copyright: il diritto a
decidere sulle modalità di distribuzione del suo software.
La materia è
molto più complessa, ma ai nostri scopi questa sintesi è sufficiente.
I.2 Software Copyright, Abandonware & Freeware
Il fenomeno Abandonware ha generato (anche) la diffusa ma errata convinzione
che Abandonware sia sinonimo di Freeware.
Il termine Freeware indica un sistema di licenze a vario contenuto. In
sintesi, un software pubblicato o ri-pubblicato come Freeware conserva la
paternità dell'autore, ma è liberamente diffondibile. E' una scelta
dell'autore che non estingue il copyright, ma comprime il suo diritto allo
sfruttamento economico dell'opera. Esistono poi tutta una serie di facoltà
e contenuti accessori (l'autore può riservarsi i diritti di sfruttamento
del marchio, distribuire anche il codice
sorgente o meno, autorizzare la distribuzione solamente da un
determinato sito, revocare la licenza, ecc), ma in questa sede li
tralasceremo.
Abandonware non equivale affatto a Freeware. Il concetto di
Abandonware non ha un'origine giuridica. La diffusione non autorizzata di
software proprietario - abbandonato o meno che sia - costituisce infrazione
del copyright.
Per non incorrere nel rischio d'azioni legali, ma anche con l'esplicito
scopo di non arrecare un danno economico, il movimento Abandonware ha
elaborato un codice
di auto-regolamentazione, tradotto
in italiano da Martin
del SitoSenzaNome: un sito, per dirsi Abandonware, può offrire il download gratuito
di vecchi videogiochi solo se non sono più commercializzati né supportati
dagli aventi diritto, per loro legittima scelta.
La sopravvivenza dei siti Abandonware dimostra che la distribuzione non
autorizzata di vecchi videogiochi fuori commercio è tollerata dai
titolari del copyright. L'assenza di una cospicua perdita economica li
disincentiva a promuovere azioni legali.
Tuttavia, anche la teoria che la distribuzione illegittima di un gioco fuori
commercio non danneggia economicamente l'autore è infondata. Non solo perché
il non vendere un gioco fa parte dei diritti del suo proprietario, ma anche
perché questi può sfruttare o cedere il marchio, creare un'opera che si
basi sulle precedenti, venderne i diritti a terzi, persino decidere che la
sua opera non veda mai la pubblicazione, ecc. Quindi, la diffusione di
giochi Abandonware arreca comunque un danno patrimoniale, risarcibile, al
titolare del copyright. La gratuità di tale diffusione può tutt'al più, a
seconda degli ordinamenti, non configurare una fattispecie di reato.
Pur praticando pirateria
informatica, il movimento Abandonware non aveva, e non ha, lo squallido
obiettivo di infrangere il copyright. Un software diviene commercialmente
irreperibile in un periodo di tempo abbondantemente inferiore alla durata
del copyright e, se la sua libera diffusione non viene autorizzata
dall'autore per mezzo della licenza Freeware o simili, rischia di cadere
nell'oblio, essere smarrito, estinguersi. Un'estinzione che il movimento
Abandonware intende evitare, specie per i videogiochi più significativi
della storia videoludica.
I.3 Liberated Games
Per giochi liberati s'intende l'insieme dei videogiochi che i
rispettivi titolari del copyright hanno ritirato dal commercio e
successivamente autorizzato alla libera distribuzione.
In questi ultimi tempi, è aumentato il numero delle ri-pubblicazioni di
software del passato, sia in edizione
economica, sia e soprattutto come Freeware o simili. A testimonianza
della crescita di questo fenomeno, sono sorte recentemente risorse web come Liberated
Games, Legal
Abandonware e Remain
in Play.
La strategia adottata da questo tipo di siti, che inoltrano richieste agli
autori di videogiochi fuori commercio al fine di ottenerne la
"liberazione", oltre che legale è anche più efficace nel
perseguire scopi sostanzialmente analoghi a quelli del movimento culturale
Abandonware: la libera distribuzione è la soluzione potenzialmente
definitiva all'oblio del software. Ma è sufficiente a prevenirne
effettivamente l'estinzione informatica?
Nella grande maggioranza dei casi, la liberazione di vecchi videogiochi è
avvenuta per motivi contingenti - ritorno d'immagine, pubblicizzare l'uscita
di un nuovo gioco, chiusura di una Software House, ecc. - e raramente per il
riconoscimento di un interesse collettivo alla salvaguardia dei videogiochi
dall'estinzione informatica.
Quando un autore non vuole o non può più trarre profitto dalla vendita del
suo software e questi viene ritirato dal mercato, consentirne la libera
distribuzione (che avvenga per mezzo di una licenza Freeware o meno) gli
permetterebbe comunque di conservare la paternità della sua opera e tutti i
diritti di sfruttamento diversi dalla vendita diretta. Parafrasando il
grande Richard
Garriott, a fronte di questa rinuncia (i diritti potrebbero diventare
meno appetibili per un eventuale acquirente), gli autori, specie se di
videogiochi di rilevante qualità, possono aspirare all'immortalità del
loro software.
OldGamesItalia raccoglie l'eredità del precedente OldGames.it
(a.k.a. G-OldGames) e aderisce alla strategia dei Liberated Games.
I nostri obiettivi fondamentali sono tre.
II.1 La comunità italiana degli OldGamers
OldGamesItalia si fonda sul valore comunitario e attribuisce importanza
centrale alla cooperazione tra gli iscritti,
primi fra tutti gli OldFriends,
i quali hanno contribuito e contribuiscono in maniera determinante allo
sviluppo di queste pagine.
Sotto questo profilo, possiamo definire OldGamesItalia un laboratorio, un
cantiere aperto, un'esperienza in continua evoluzione. Senza la vostra
partecipazione - autentico motore degli eventi - questo sito sarebbe
un'inutile cattedrale nel deserto.
La nostra precedente esperienza ci ha insegnato che esiste un autentico
movimento underground di videogiocatori che ha interesse al
riconoscimento del valore artistico, storico-culturale, sociale del
videogioco e quindi alla sua salvaguardia dall'oblio informatico.
OldGamesItalia nasce anzitutto per dar loro voce. Il nostro primo obiettivo
è raccoglierli e organizzarli in una comunità nel senso proprio del
termine, la comunità italiana degli OldGamers.
II.2 Il riconoscimento del valore artistico, sociale e storico-culturale
del videogioco
L'interesse alla tutela della storia videoludica si fonda sulla convinzione
che il processo di creazione informatica, almeno in certi casi, possa
dirsi artistico.
Il secondo obiettivo di OldGamesItalia consiste nel preservare la memoria
dei videogiochi, (ri)valutandone valore artistico, incidenza sulla storia
videoludica e impatto culturale sulla società in generale.
Intendiamo cooperare con i siti che hanno instaurato un dialogo permanente
con le Software Houses affinché autorizzino la libera distribuzione del
loro vecchio software e promuovere il riconoscimento sociale e giuridico di
un interesse collettivo alla salvaguardia della storia videoludica.
II.3 Un istituto a tutela della storia del videogioco
Se opere di letteratura, cinema, musica e d'altri campi di creazione
dell'intelletto umano sono raccolte e preservate in archivi e biblioteche,
perché non dovrebbe essere altrettanto per videogiochi, computer
e console?
Capita a volte che essi siano non solo geniali, ma espressione di una
tensione emotiva che costituisce il motore della produzione artistica. E
quindi degni di essere salvaguardati. Ma da chi?
Esiste un diffuso collezionismo
privato, ma non è sufficiente a colmare questa lacuna.
Esistono diversi siti Internet che s'industriano a tale scopo: i già citati
Liberated Games, Legal
Abandonware e Remain
in Play, ma anche Hall
of Light, International
Arcade Musem, Mobygames,
ecc.
Ma essi, al pari di OldGamesItalia, costituiscono degli archivi o musei virtuali.
Quello di cui c'è bisogno è un istituto che raccolga fisicamente
software e hardware del passato, rendendolo accessibile a chi vi è
interessato. Così come avviene con le biblioteche per i libri. Un istituto
che cataloghi e archivi videogiochi, computer e console, al fine di tutelare
una piccola - ma completa - parte della memoria storica del mondo in cui
viviamo.
Sebbene la fondazione di un siffatto istituto sembri al momento un orizzonte
poco realistico, muovere alcuni passi in questa direzione è il terzo
obiettivo di OldGamesItalia.