Lorelai

Lorelai torna nel suo appartamento, dopo la sua prima giornata di lavoro in una casa di cura. Ad accoglierla è sua madre, sbronza e con un occhio pesto a causa del suo compagno, John. La piccola Bethany, unica gioia di Lorelai, è caduta dalla culla e nessuno se n'è accorto. Per fortuna sta bene, ma Lorelai è preoccupata per la sorellina, e vorrebbe fuggire con lei in un posto migliore.

Potrebbero le cose andare peggio di così? Ma certo, siamo in un gioco di Michalski, dopotutto.

Lorelai è il terzo titolo della trilogia di avventure horror della Harvester Games, di Rem Michalski. Abbiamo già recensito Downfall e The Cat Lady, i due titoli precedenti, e chi li ha giocati riconoscerà l'impianto dell'avventura, che è rimasto molto simile.

Tornano quindi il look grafico scuro e tormentato, l'attenzione all'aspetto cinematografico, i disegni e le animazioni, semplici ma espressive, di The Cat Lady. Anche l'uso dei colori, con una prevalenza di nero e qualche colore primario molto acceso, è quello tipico della Harvester Games.

A differenza di Downfall e The Cat Lady, però, Lorelai è un titolo più ottimista (anche se non sembra) e ho trovato interessante il contrasto fra la palette, molto “dark” del gioco e alcune scene, in teoria luminose e felici.

Anche la storia è quella che ci aspetteremmo: è una storia di crescita, quella di Lorelai, che deve affrontare i suoi dubbi e le sue paure nel mondo orrorifico e surreale della Queen of Maggots. Rispetto a The Cat Lady, però, Lorelai è un gioco più dispersivo, anche dal punto di vista narrativo. Il personaggio di Lorelai è ottimamente caratterizzato, e con lei alcuni comprimari (Zack, o la Queen of Maggots, o anche la madre di Lorelai), ma altri personaggi risultano più piatti. John, in particolare, è uno stronzo disumano, non dissimile dai Parassiti di cui doveva liberarsi la protagonista di The Cat Lady. Dove però in The Cat Lady il livello metaforico della storia e quello dei “meri eventi” si interlacciavano molto bene, in Lorelai John sembra veramente troppo “fortunato” e la sua resistenza a qualsiasi tipo di danno solleva qualche perplessità.

Si resta anche scettici sugli eventi che portano alla chiusura del gioco, che purtroppo non posso descrivere perché sono veramente molto "spoilerosi": diciamo che non è chiaro perché la Queen of Maggots permetta certe cose. Dov'era, mentre succedevano determinate cose, cosa stava facendo? Risulta tutto stranamente conveniente per Lorelai.

I difetti sono comunque pochi rispetto ai pregi della storia, che resta un gradino sopra a quella di Downfall, soprattutto per la gestione della protagonista.

Devo anche dire che è “meno horror”, per certi versi: mi ero preparata a non riuscire a giocare di notte, e invece sono più le cose inquietanti che quelle davvero paurose, e il tono generale, nonostante possa non sembrare, all'apparenza, è molto meno deprimente e angoscioso dei titoli precedenti, soprattutto di Downfall (che per me è stato spaventosissimo).

Dal lato enigmi non siamo messi molto bene, ma neanche molto male. La maggior parte degli enigmi sono troppo semplici e solo verso la fine ho trovato qualcosa che mi desse un minimo di filo da torcere. Anche qui il gioco manca di compattezza: è presente un sistema di Karma, per cui guadagniamo punti Karma facendo determinate azioni... ma la cosa non ha alcuna rilevanza all'interno del gioco. Non si capisce a cosa serve. Ci sono due finali, ma raggiungere uno o l'altro dipende da una specifica azione compiuta prima della fine, non dai punti Karma.

Di nuovo viene spontaneo il confronto con The Cat Lady, dove il finale era diverso a seconda di molte scelte compiute nell'arco del gioco e non così ovvie.

Voglio invece congratularmi con la Harvester Games per l'uso delle citazioni, numerose, ad altri giochi: si va da altri giochi della Harvester Games a Skyrim, fino a Dark Souls, ma mai queste citazioni sono messe a sproposito o risultano invasive. Molte altre avventure grafiche, che fanno ampio uso di citazionismo, dovrebbero prendere esempio.

L'aspetto audio, come da tradizione Harvester Games, è sua volta molto curato. Si parte dal doppiaggio del gioco, in inglese, molto ben fatto, per arrivare alla ost. Alcune delle track della ost sono cantate (quella del menu di avvio, per esempio) dalla stessa doppiatrice di Lorelai, che fa un ottimo lavoro nel creare l'atmosfera giusta. Peccato solo non poter settare singolarmente il volume delle varie sezioni (dialoghi, musiche, effetti), perché capita che la musica sia troppo alta e i dialoghi non si sentano.

È anche capitato qualche piccolo bug sonoro: tracce audio che si interrompono bruscamente prima del tempo e altre che vanno in loop all'infinito. Cose da poco, ma fastidiose.

Lorelai è solo in inglese e richiede una certa dimestichezza con la lingua, sia per il dialetto inglese (si intende: dello UK) usato, sia perché i dialoghi, benché lenti, non aspettano che noi abbiamo finito di leggerli.

Ho apprezzato molto Lorelai, nonostante i suoi difetti, ed è un titolo valido. Non riesce a raggiungere la qualità di The Cat Lady, ma è comunque un'avventura interessante che potrà piacere all'avventuriero in cerca dell'horror a metà fra il gore e il surreale di Michalski.

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