Tutto il TRaSh del TRS-80 - Parte 2
The Digital Antiquarian (traduzione ufficiale italiana)

Nella metà degli anni '70 un tizio chiamato Don French lavorava alla sede centrale di Radio Shack a Fort Worth (Texas). A differenza di quasi tutti gli altri suoi colleghi, Don era un vero appassionato di elettronica e comprendeva davvero quella strana merce che si vendeva nel retro dei negozi della catena. Era anche affascinato dall'idea dei computer, così tanto che a metà del 1974 fu uno dei pochi che riuscì ad assemblare una versione funzionante del Mark-8 di Jonathan Titus, dopo averlo visto in un numero della rivista Radio-Electronics. Appena sei mesi dopo (con l'arrivo dell'infinitamente più accessibile MITS Altair 8800) gli appassionati di tutta la nazione iniziarono ad assemblarsi le proprie macchine, formando piccole community autonome come il celebre Homebrew Computer Club, frequentato anche da Jobs e Wozniak, oltre che da tante altre personalità (che erano già dei luminari del settore, o che lo sarebbero diventati di lì a poco).
Le persone coinvolte in questi nuovi "microcomputer", come erano chiamati all'epoca, erano per lo più saldatori esperti che si erano fatti le ossa sulle apparecchiature da radioamatori o sulle macchine radio-comandate - cioè, in altre parole, proprio quelle persone appassionate di "fai-da-te" che avevano passato gli anni nel retro di tutti quei negozi di Radio Shack a rovistare nelle scatole e nelle mensole in cerca di cavi e di diodi. Ora che tutti erano passati ai computer, queste persone continuavano a usare Radio Shack come la loro fonte principale per i componenti non specifici di cui avevano bisogno.



Don French intuì che tutta questa gente aveva fame di computer, perché lui stesso aveva sperimentata in prima persona quella fame. Pensò quindi che Radio Shack avrebbe potuto fare degli ottimi risultati se avesse assecondato questo bisogno, offrendo attrezzatura per computer direttamente nelle sue migliaia di negozi, anziché lasciare che questi appassionati si rivolgessero alle minuscole società (spesso di dubbia affidabilità) che si erano tuffate in questo nuovo mercato. Il suo problema era solo convincere i dirigenti, e non fu per niente facile; del resto quasi nessuno ha mai accusato la dirigenza di Radio Shack di lungimiranza...

Tuttavia alla fine perfino loro dovettero constatare che qualcosa stava cambiando, quando a Marzo 1975 la World Altair Computer Convention aveva attirato oltre 700 persone da sette diversi stati fino ad Albuquerque (New Mexico), la patria del MITS [la Micro Instrumentation and Telemetry Systems, i creatori dell'Altair 8800, e non -ovviamente- il più celebre Massachusetts Institute of Technology; ndTraduttore]. Fu allora che il management di Radio Shack iniziò a prendere un po' più seriamente le idee di Don French e, all'incirca a Maggio del 1976, lo autorizzò ufficialmente a iniziare la progettazione di un computer per loro.
Ovviamente non vollero strafare: per lavorare al progetto French potè assumere ben... un ingegnere. Per fortuna fece la scelta giusta con Steve Leininger, membro del Homebrew Computer Club, importato direttamente dalla Silicon Valley. Insieme si misero faticosamente al lavoro sul TRS-80 in una stanza in disuso nella fabbrica di altoparlanti di Radio Shack, con French che assumeva il ruolo di Jobs alle pubbliche relazioni (e, più in generale, all'articolazione della visione generale del progetto), e con Leininger nel ruolo di Wozniak come tecnico progettista.



Dopo pochi mesi accadde qualcosa che cambiò drasticamente rotta al progetto (questo aneddoto, insieme a molti altri, è ripreso da Priming the Pump, la storia della scena del TRS-80 raccontata in modo divertente, seppur un po' sconclusionato, da David e Theresa Walsh.)

Un giorno l'intero progetto fu sul punto di essere cancellato, quando gli ingegneri ricevettero un pesante pacco postale. All'interno c'era un costoso orologio digitale, che un cliente aveva messo insieme e poi rispedito al mittente. Il cliente affermava di aver seguito tutte le istruzioni ma che, nonostante questo, l'orologio non funzionava; anzi, aveva perfino bruciato un fusibile di casa quando lo aveva attaccato alla corrente. "Lo aprimmo," racconta Leininger, "e vedemmo che sul fondo di quel coso c'era oltre un centimetro di saldatura. Le istruzioni dicevano: 'mettete tutte le parti sulla scheda, rigiratela, e saldate tutto nella parte bassa'."

È per questo, amici miei, che è meglio per tutti se il nostro zio Jerry se ne resta confinato nella parte frontale del negozio.
Immaginandosi migliaia di computer "fai-da-te" che tornano indietro in uno stato simile, la dirigenza di Radio Shack quasi cancellò il progetto. Invece, miracolosamente, French riuscì a convincerli a fare diversamente: a fare della macchina che fosse un computer già completo, "chiavi in mano", invece che un semplice kit da assemblare. E fu un bene che lo abbia fatto, perché nel Gennaio del 1977 un produttore di calcolatrici in difficoltà economiche (chiamato Commodore Business Machines) annunciò il PET, un evento che segnò l'inzio della fine dell'era dei computer (letteralmmente) "home-brewed" [cioé "fatti in casa" ndTraduttore] che era stata dominata dall'Altair.
Con pochi fondi a disposizione e con i sistemi "chiavi in mano" di Commodore e Apple in dirittura d'arrivo, French e Leininger fecero del loro meglio con le risorse e il tempo che il management di Radio Shack concesse loro. Il risultato, annunciato ufficialmente il 3 Agosto del 1977 e in consegna dal mese successivo circa, era composto da un cuore progettato in modo solido con intorno un cumulo di scelte discutibili: il classico prodotto che poteva venire fuori solo da Radio Shack.



A differenze del PET e dell'Apple II (che per la CPU usavano il MOS 6502), il TRS-80 usava lo Zilog Z80. E infatti la prima parte del nome "TRS-80" stava per Tandy Radio Shack e la seconda per Z80. Aveva un clock da 1.78 MHz, il 78% più veloce della CPU montata da Commodore e Apple, e si dimostrò decisamente espandibile e modificabile. Il che fu una fortuna, perché la versione che Radio Shack mise in vendita quell'autunno era a dir poco limitata.

Dentro il pesante case di plastica c'erano solo 4 K di RAM, perché Radio Shack non voleva spenderci di più. Si rifiutarono anche di acquistare la licenza d'uso del BASIC da quello che all'epoca era il fornitore principale di BASIC per i microcomputer, una piccola società chiamata Micro-Soft. Il che comunque faceva ben poca differenza, perché tanto non avrebbero mai investito nei 12 K di ROM necessari per ospitarlo. Fu quindi Leininger in persona ad assemblare un limitato subset del linguaggio basandosi sullo standard Tiny BASIC, che potesse stare nei 4 K di ROM che Radio Shack gli aveva concesso. La versione finale di questo ambiente di sviluppo era dotata di tre (tre!) messaggi di errore: "HOW?" per gli errori logici tipo la divisione per zero; "SORRY" quando esauriva la memoria (cosa che doveva capitare abbastanza spesso); e "WHAT?" quando proprio non ci capiva (un'altra cosa che doveva essere abbastanza frequente).

Ad un certo punto della fase di progettazione, Radio Shack decise di vendere il TRS-80 come un computer davvero completo, con tanto di monitor e di una soluzione di “storage” permanente. Presero quindi il televisore in bianco e nero più piccolo ed economico del loro catalogo (tanto il TRS-80 non supportava i colori) e anche il registratore di audio-cassette più economico, e il pacchetto "chiavi in mano" era fatto e finito. Il computer vero e proprio era di un colore che Radio Shack battezzò (non senza una buona dose d'ottimismo) "argento Mercedes", perché quello era il colore della "TV-cum-monitor" abbinata. Non si presero nemmeno la briga di rimuovere la manopola del volume dal registratore, cosa che generò ogni sorta di assurdità.
Ecco qua alcuni consigli dell'epoca su come calibrarlo, affinché funzionasse (sig!), presi da uno dei primi numeri della rivista SoftSide:

Prendete una radio AM e mettetela accanto alla testiera (sul lato opposto del registratore, in modo che non vi intralci). Sintonizzatela in un punto fra due stazioni e abbassate il volume in modo che non risulti fastidioso. Questo vi aiuterà a tenere traccia di ciò che avviene nel computer quando state caricando una cassetta. Se c'è rumore o ce n'è poco, allora o state sentendo una cassetta vuota o il volume è troppo basso e il computer non riesce a raccogliere le informazioni che la cassetta contiene. Se ottenete un brusio con delle interruzioni, allora il volume è troppo alto o troppo basso. Modificate il volume (sul registratore, non sulla radio) affinché il tono sia costante. Poi riavvolgete il nastro e ripartite da capo. Se il tono è costante, allora il volume è grossomodo (sì, purtroppo, solo "grossomodo") corretto.

Trucchi del genere erano possibili solo in virtù del livelli di interferenza davvero epici emessi dal TRS-80. Era opportuno collocare eventuali altri televisori nell'altro lato della casa e le leggende (speriamo false) affermavano che una manciata di TRS-80 ben disposti potevano far fuori interi quartieri! Non a caso la vendita della versione originale del TRS-80 fu cessata nel 1981, perché violava gli standard per le interferenze dettati dalla Federal Communications Commission (ma come abbia fatto a ottenere l'approvazione iniziale resta ancora oggi un mistero). I lealisti del TRS-80 ipotizzano ancora oggi, in modo alquanto inquietante, che ci sia stata una soffiata alla FCC da parte della Texas Instruments, che stava appunto per entrare nel mercato con una sua macchina e che quindi voleva sfoltire la concorrenza.



A conti fatti il TRS-80 mi ricorda un po' le vecchie auto sportive della MG e della FIAT con cui io e i miei amici ci divertivamo qualche anno fa. Come ci ripetevamo fiduciosi ogni volta che provavamo a far partire il motore, i tergicristalli, i fari, o la radio (e sistematicamente l'impianto elettrico della Lucas ci faceva trovare un cumulo di fumante plastica fusa là dove sarebbe dovuto esserci il pannello dei fusibili...), i suoi difetti gli donano personalità fino a renderlo adorabile.
Ma non è stata certo la sua adorabile personalità il motivo per cui il TRS-80 è diventato la macchina più popolare del trio del 1977, restando in pratica il leader di mercato fin quasi al 1980 o 1981. No, ciò è avvenuto perché con i suoi 600 dollari era abbastanza economico (a differenza dell'Apple II, che costava 1.300 dollari per un sistema con 4 K e privo monitor), e perché fu immediatamente disponibile in migliaia di negozi in tutta la nazione, quanto meno dopo l'iniziale ondata di interesse che convinse Radio Shack a produrlo in grandi quantità (a differenza del Commodore PET, tormentato da problemi di consegna per tutto il 1977 e il 1978).

Avendo finalmente compreso di avere per le mani la gallina dalle uova d'oro, Radio Shack iniziò ad allungare un po' quel braccino corto che da sempre li caratterizzava, trasformando gradualmente il TRS-80 in un piccolo sistema utilizzabile per davvero. I 4 K di RAM furono rapidamente aumentati a dei ben più ragionevoli 16 K, e il primitivo BASIC scritto da Leininger fu rimpiazzato da una versione assai migliore su licenza di Microsoft. Chi aveva già acquistato, ebbe il privilegio di poter pagare per aggiornare il proprio sistema (del resto la munificenza di Radio Shack non poteva essere illimitata...). Per il suo primo compleanno, il TRS-80 erano già dotato anche di lettori di dischi, oltre alla possibilità di espandere ulteriormente la RAM fino a 48 K. Tuttavia queste due possibilità, che non erano state prese in considerazione in fase di progettazione, richiedevano l'acquisto di un ingombrante box d'espansione in cui alloggiarle e di certo non erano a buon mercato; ma, se non altro, esistevano e lentamente furono adottate da coloro che continuarono ad usare questa piattaforma.

Ma stiamo andando troppo avanti.
Per ora facciamo finta che sia la fine del 1977, o l'inizio del 1978, e che voi abbiate appena portato a casa un fiammante "Trash-80". Cosa potreste farci? Di questo parlerò la prossima volta, e nel farlo mi occuperò di un programma molto più vecchio di ogni altro programma di cui ho parlato fin qui, che però riveste un ruolo di grande importanza nella storia della narrativa interattiva.

The Digital Antiquarian è un blog, scritto da Jimmy Maher, che si occupa di storia e di cultura del videogioco partendo dall'analisi di singoli videogiochi. OldGamesItalia è lieta di presentarvi la traduzione italiana, autorizzata dall'autore!
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Articoli precedenti:
- Sulle tracce di The Oregon Trail
- In difesa del BASIC
- A Caccia del Wumpus
- L'Avventura di Crowther
- TOPS-10 in a Box
- L'Avventura completata
- Tutto il TRaSh del TRS-80

Il sito ufficiale di The Digital Antiquarian


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